30 Settembre: La bassa Val Codera

Appuntamento: Sotto casa del ‘GRANDE CHENIO’ alle ore 08:30
( x info mail al ‘GRANDE CHENIO’ )
Andata: In auto, equipaggio nr 1, con Mario
Ritorno: In auto, equipaggio nr 1, con Mario
Pranzo: Al sacco, possibilità di frasca o caffè c/o a Codera: Osteria Alpina
Difficoltà: facile, circa 4 ore e 30 di cammino, dislivello: 600 m. circa, da Novate Mezzola (212 m.) a Codera ( 815 m.)

Programma di massima
:
Paesi senza strade in Val Codera da Novate Mezzola a Codera e San Giorgio

L'itinerario descritto è un anello che partendo da Novate Mezzola (frazione Mezzolpiano) porta in circa 2 ore e 30' a Codera, passa quindi sull'altro versante della valle per arrivare al villaggio San Giorgio e scendere poi al punto di partenza; in tutto circa 4 ore e 30' di cammino (più le eventuali soste). A Novate Mezzola si arriva in treno sulla linea Lecco/Colico/Chiavenna oppure in auto per la SS36 da Lecco. In tutti i casi dal paese bisogna portarsi alla frazione Mezzolpiano da cui parte il sentiero vero e proprio (dalla statale vedrete i vari segnavia del CAI che indicano i sentieri).

Il percorso: l'ampia mulattiera gradinata inizia subito a salire a tornanti, arrampicandosi con decisione sul pendio che stringe l'imbocco della valle e quasi la nasconde allo sguardo di chi proviene dal lago. E' la prima ora di cammino la più faticosa perchè si sale costantemente. Superato l'iniziale dislivello di circa 3-400 m. il sentiero prosegue più agevolmente con tranquilli numerosi saliscendi. Senza possibilità di sbagliare si avvistano le prime case di Codera dopo circa 2 ore e 30' (andando piano). Questo grazioso simpatico villaggio è forse l'unico in Lombardia che, pur non avendo collegamenti con la pianura (tramite strade o funivie), non si è ancora del tutto spopolato. Il lungo contrasto che ha opposto due opposte fazioni (coloro che volevano la strada e quelli che privilegiavano la salvaguardia dell'integrità della valle e delle sue peculiarità) non si è ancora risolto e resta aperto il problema di come mantenere in vita la valle pur rispettando il suo valore ambientale e umano. A Codera è attiva una piccola comunità, animata dalla Associazione degli Amici della Val Codera, che dà vita a numerose iniziative finalizzate a stimolare l'interesse per questa zona e sviluppare un turismo escursionistico consapevole e non di massa. Il piccolo e ben organizzato Museo Etnografico di Codera ricostruisce gli attrezzi e gli ambienti della vita quotidiana e dell'economia del passato. Per secoli l'attività economica principale è stata l'estrazione e la lavorazione della pietra: il picco più alto si raggiunse tra la fine dell'800 e i due decenni tra le guerre mondiali, arrivando a impiegare fino a 700 addetti nelle diverse cave; nel secondo dopoguerra l'uso del granito andò declinando a favore di materiali più economici e le cave chiusero causando il graduale spopolamento del paese nel corso degli anni '70. Resistono ancora però alcuni abitanti che risiedono a Codera quasi stabilmente, inoltre la locanda è aperta tutto l'anno. E' piacevole fare sosta pranzo a Codera e godersi la suggestione di questo piccolo borgo pensando che solo fino a pochi anni fa vi si svolgeva un tipo di vita, che ora ci sembra lontana anni luce.

Per proseguire nell'itinerario dovremo prendere il sentiero che dal paese scende al torrente Codera e l'attraversa; nel percorso verso San Giorgio alcuni punti sono veramente suggestivi: dove ad esempio il sentiero è incuneato sotto le rocce (foto nr.3) o dove passa sugli splendidi ponti in pietra (foto nr.4). Si oltrepassano diverse baite fino ad arrivare in meno di 2 ore nel bel villaggio di San Giorgio che appare placidamente adagiato su un ampia sella erbosa sottostante il monte Provinaccio. Le armoniose case di pietra sono ora per lo più seconde case di gente che abita a Novate Mezzola, e nell'insieme si nota la cura con cui sono state restaurate e il desiderio di salvaguardare la semplice bellezza di questo antico borgo. Una curiosità: presso il cimitero si trovano due notevoli massi avelli risalenti probabilmente al periodo romano (vedi sotto nota di approfondimento). La discesa al punto di partenza si effettua in circa 1 ora.

In Val Codera sono possibili numerosi altri itinerari che la percorrono in tutta la sua notevole lunghezza (fino al Rifugio Brasca) in un paesaggio che proseguendo si fa sempre più alpino.

Meteo:
http://www.arpalombardia.it/meteo/bollettini/bolmet.htm
Stato del cielo: sino alle 12 nuvolosità irregolare ed alta ovunque, con qualche addensamento su Appennino ed Alpi. Poi rapida attenuazione sino ad avere cielo poco nuvoloso ovunque dal tardo pomeriggio.
Precipitazioni: deboli isolate al mattino su Appennino.
Temperature: minime e massime in aumento.
Zero termico: in risalita nel corso della giornata sino a 3100 metri.
Venti: in pianura deboli variabili. In montagna moderati da sudovest al mattino, in indebolimento e rotazione da ovest nel pomeriggio.

Links utili:


http://www.passolento.it/schede_gite/codera.htm
http://www.popso.it/selettore.php?idCat=127&idGer=9&idRec=90&cdOp=estrazioneGerarchiaContenutohttp://www.popso.it/selettore.php?idCat=127&idGer=9&idRec=90&cdOp=estrazioneGerarchiaContenuto
http://www.valcodera.org (Associazione Amici della Val Codera )

Appunti di viaggio (Silvia): Omegna, Pettenasco, Orta, Gozzano


Ci troviamo a Garibaldi alle 8:40 e, dopo avere scoperto che il grande Chenio ci ha dato buca all'ultimo causa malattia da raffreddamento (sic!), partiamo col treno delle 9 per Domodossola e, viaggiando con le bici nel corridoio dello scompartimento perché il reparto bici è già pieno, arriviamo alla stazione di Verbania-Pallanza, vecchia conoscenza di altri giri sul Lago Maggiore (tra cui un lunghissimo giro in bici della parte settentrionale del lago -Luino-Pallanza- …quasi 100km!).

Grazie alla buona memoria di Salvo, prendiamo la statale che passa per Gravellona Toce e, dopo una lunga serie di centri commerciali e outlet che farebbero la gioia di qualsiasi patito dello shopping, arriviamo ad Omegna, all'estremità nord del Lago d'Orta, un paesino con un centro caratteristico ed antico, una bella chiesa romanica e un lungolago con un rispettabile monumento ai caduti e un bel panorama. Dopo un giretto e qualche scatto, prendiamo la piacevole strada che costeggia il lago da nord a sud sulla riva orientale e permette di ammirare begli scorci del lago e molte spiaggette private di ville.

Arriviamo nei pressi di Pettenasco dove Salvo ci mostra la passeggiata vicino al campeggio e il posto dove in una gita precedente lui e Canio avevano fatto il bagno (ora fa già troppo freschino per il bagno…): le acque di questo lago -quasi interamente balneabile- ci paiono veramente trasparenti e limpide..

Mangiamo in un baretto sulla riva del lago a Pettenasco per poi avere il tempo di visitare con calma Orta, dove ci dirigiamo subito dopo pranzo. La strada finora era abbastanza ondulata ma non pesante, anche se ora inizia a fare abbastanza caldo data l'ora e il sole..

Lungo la strada ammiriamo (oltre ad un bell'asinello che farebbe la gioia di Canio sia per le foto sia per un eventuale pranzo) la moresca Villa Crespi e passiamo vicino ad innumerevoli autobus di turisti che vengono a visitare Orta.

Arrivati nel centro di Orta, parcheggiamo le bici proprio nel lookout davanti all'isola di San Giulio e facciamo una "vasca" a piedi per il paese. Orta è davvero molto particolare, sembra proprio di tornare indietro nel tempo.. soprattutto la piazza principale è molto bella, così come la chiesa in alto alla gradinata e il giardino del Comune. E' anche un paese molto turistico (ci sono alcuni souvenir di dubbio gusto :-)) e affollato soprattutto di tedeschi ma cmq piacevole, almeno in questa stagione.

Dopo averlo visitato riprendiamo la strada lungo il lago, un po' spaventati dagli avvisi di Salvo sulle future salite, ma con un po' di affanno riusciamo ad arrivare a Gozzano, dove partirà il treno di ritorno.. siamo perfino in anticipo e facciamo quindi un giro per il paese, il centro è piccolissimo (una piazzetta con un bar e una cappelletta) ma c'è un complesso di un castello in posizione sopraelevata; del castello sono rimaste solo le mura, ma c'è una chiesa antica dove stanno battezzando dei bambini: pare che il paese sia tutto qui, carabinieri compresi, il resto delle strade è quasi vuoto..

Arrivati alla stazione, prendiamo un gelato in un pub vicino e partiamo in orario prendendo uno dei pochi treni che passano per questa linea (17:07); l'unico cambiamento di programma avviene a Novara, dove, al posto del sovraffollato treno proveniente da Torino previsto dal programma di Canio, saliamo su un altro trenino semivuoto, che arriverà solo 10 minuti dopo a Lancetti.

23 Settembre: Cicloturistica lago d'Orta

Ritrovo: Biglietteria Garibaldi F.S. 08:45
Andata: Treno 09:00 Verbania-Pallanza 10:42
Ritorno: vedi sotto (cmq prima delle 2 di notte!)
Pranzo: Trattoria/ristorante
( dettagli )
Itinerio: Omegna , Pettenasco ( possibilità bagno ), Orta San Giulio, Gozzano ( da decidere in loco eventuale variante per Sesto Calende passando per Borgomanero, Gattico )
Programma di Massima:
L'idea era di fare Verbania-Gozzano sicuramente, di tornare da Gozzano se si riesce a prendere lì il treno delle 17:07 e se non è troppo presto. Se non si prende quel treno (e/o se abbiamo ancora tempo/forze) andiamo fino a Sesto Calende.
Questo perchè mi diceva Canio che per Arona ci sono delle salite.
( dettagli )

Appunti di viaggio: Ancona 15 Settembre 2007

All'ultimo momento ho deciso di passare Il fine settimana nella Dorica, invio una mail agli amici per avvisarli e passo alla ricerca del biglietto del treno.
Mi collego ad Internet, sito delle FS per la prenotazione e non trovo alcun problema per il treno delle 16:05 del 20070914 mentre, come al solito nessun posto sull'Eurostar delle 19:18 di domenica\, mi tocca ripiegare sull'IC Plus, ma al momento la fase biglietti è conclusa, si parte.
Venerdì mi reco in stazione e salgo sul mio treno, anche questo un IC Plus destinazione Pescara.
Partito il treno, ho un turbamento, mi sembra di aver fatto un viaggio nella macchina del tempo, infatti.
Nel mio scompartimento ci sono due suore, l'età ve la risparmio, sommata arriveremmo ai moti carbonari di Ciro Menotti; un militare in divisa, dalle mostrine e dal fregio del basco, mi sembra appartenere ai reparti della sanità; poi due ragazze, e qui nulla da dichiarare; a questo punto mi affaccio nel corridoio, mi aspettavo di trovare una famiglia di emigranti che rientrano dal Belgio con le loro belle valigie legate con lo spago, invece trovo il corridoio con soli posti in piedi e delle persone di colore, che anche se non svolgono l'attività di 'vu' cumprà' hanno sempre innumerevoli buste di plastica al seguito.
Insomma, per farla breve, con qualche aggiornamento, mi sembrava di aver preso uno di quei begli espressi di tanti anni fa!!!
Il viaggio prosegue tranquillo, il militare scende e al suo posto sale una bella bionda, direi che poteva tranquillamente effettuare la controfigura di Charlize Theron, Vedi Foto 1), che vi devo dire, vestita in modo non appariscente, jeans e giubbino stretto in vita verde pistacchio, ma aveva un bel paio di sandali infradito, con i nastrini impreziositi da delle perline, che mettevano in risalto un bel piede chiaro.
Qui so bene che scatenerò i commenti delle mie amiche Roberta ed Antonella, ma il piede ha avuto l'effetto di far scaturire un sogno lussurioso, non so bene, ma sarà stata la stazza, viaggiavamo sul 41,5 / 42, ma aveva un che di sexy!
Al culmine del sonno lussurioso, la bionda è scesa ed al suo posto, sempre per rimanere in fase di sosia, si è seduto Robin Williams, a questo punto mi sono svegliato!
Finito il viaggio senza altri sussulti passiamo ad altro.

Il sabato lo dedico al controllo dei nuovi lavori al Parco del Cardeto, anche perché sono sicuro che le mie amiche Roberta ed Antonella, mi chiederanno se ci sono aggiornamenti.


http://www.parcodelcardeto.it/

Lavori nuovi non ce ne sono, ma ho l'occasione di passeggiare nel vecchio Cimitero Ebraico, dove da bambino giocavo al calcio con gli amici e riprendere il mitico terreno di gioco e le postazioni del pubblico


A proposito il vecchio Cimitero Ebraico, da noi chiamato familiarmente il Campo degli Ebrei o più semplicemente il Campo, è abbandonato dalla fine dell'Ottocento e non abbiamo mai incontrato nessun Golem di sorta, quindi state tranquilli, tutto sotto controllo!


Sera di sabato dedicata alla Notte Bianca, varie le manifestazioni organizzate, ma noi ci concentriamo sulla lettura di alcuni passi dell'iliade, e, poi un concerto Rock, di cui purtroppo non ricordo il gruppo, ma il mio stomaco ricorda molto bene il loro basso!!!
Per approfondire:
L'Iliade narra le vicende di un breve episodio della storia della guerra di Troia, quello dell'ira dell'eroe Achille, di fatto protagonista assoluto del poema.
Il pubblico alla lettura dell'Iliade, è mediamente di età elevata, mentre al concerto viaggiamo sui 20/25 anni, evidentemente studenti iscritti alle varie facoltà universitarie della dorica.
Bene, dopo una bella tirata notturna arriviamo alla domenica, per motivi vari mi perdo la giornata di mare, il tempo lo permetteva, e mi dedico ad un giro, sempre al Parco del Cardeto lato Vecchio Faro, anche perché sono sicuro che le mie amiche Roberta ed Antonella, mi chiederanno se ci sono aggiornamenti.


http://www.comune.ancona.it/cardeto/

Niente di nuovo, solo che scopro che domenica 20070923 ci sarà un'inaugurazione del Parco e della musealizzazione del sito del campo degli Ebrei, siamo sempre avanti!

Ormai il fine settimana è alla frutta, mi accompagna in stazione Max, ho il brivido di percorrere il Corso Stamira secondo la nuova rivoluzione viaria inaugurata lo scorso luglio, solo i dorici mi possono comprendere, spero che qualcuno mi aiuti in questo arduo compito.

Il treno nasce dalla Dorica e non ci sono problemi di posto, anche se per la strada si riempie completamente con un continuo sali e scendi di viaggiatori.
Ho anche la 'fortuna' di viaggiare con una ragazza che salita a Cattolica, sostiene una chiacchierata telefonica col ragazzo fino a Milano, alla fine il mio vicino ed io non ne potevamo più!
Per tutto il tempo ci siamo dovuti sorbire: 'il tempo passa velocemente parlando al telefono con te, amore'; 'ma quando mi hai invitata a ballare, cosa pensavi, amore'; 'che dici, ti piace il nome Gabriele, amore'; 'ma è vero che quando mi hai invitata a ballare hai detto, che così ballavi con la ragazza più bella, amore'.
Vi devo confessare che è stata molto dura, non tanto per 'amore' ma perché farsi quattro ore di viaggio con una che non ha mai smesso di parlare è una tragedia!
Per finire, all'arrivo a Milano, cielo nuvoloso e pioggia!
Dimenticavo, vi lascio una piccola Chicca, ecco svelato un arcano che a qualcuno di voi arrovellava la mente.


Ciao ed alla prossima,Currenti calamo!

Chenio

Appunti di viaggio: Mandello, Maggiana, La Torre del Barbarossa, Zucco della Portorella

Numerosa la partecipazione per questa bella escursione non impegnativa

Anche questa volta abbiamo utilizzato il nostro 'comodo' treno delle 9:15 con cambio a Lecco e destinazione Mandello Lario ( tra l'altro sede storica della Guzzi ).


Dopo il caffè al bar/trattoria sulla statale di fonte la stazione e l'ennesima domanda 'ma siete in macchina ?' ci incamminiamo verso la zona montuosa attraverso il tunnel sotto la stazione di fronte a noi. Io e Canio intanto scrutiamo i parcheggi auto intorno la stazione da utilizzare per non precisate gite future ....
Poco prima di giungere a Maggiana facciamo una merenda depredando un paio di alberi di fichi Giunti in paese ho la sensazione di esserci già stato e infatti la conferma è la targhetta arancio con la scritta 'Sentiero del Viandante'.

Maggiana è una delle piccole frazioni molto carine poco sopra la costa attraversate dal famoso sentiero, da notare il piccolo bar/ristorante sempre per eventuali sopralluoghi futuri e la torre Sveva.
Continuiamo il nostro cammino che finalmente diventa campestre fino ad inoltrarci nel bosco. Piano piano prendiamo quota e il panorama diventa via via più interessante fino a giungere alla nostra meta: lo "Zucco della Rocca".
Nota per i nostri fotografi: mi sono arrivate una cinquantina di foto, 2 o 3 con lo stesso soggetto ma nessuna del nostro Zucco quindi allego quella del sito della pop. di Sondrio )

Pausa pranzo con vista lago e discesa per Maggiana dove al bar precedentemente segnalato facciamo una sosta bianco/grappa.
Continuiamo la discesa fino Mandello dove facciamo una veloce visita al centro e al lago, gelato incluso

09 settembre 2007: Il mistero dello Zucco della Rocca

Ritrovo: 08:50 scale mobili Atrio Stazione Centrale Milano
Andata: Treno
09:15 Lecco 09:56
10:13 Mandello Del Lario 10:30
Ritorno:
Mandello Del Lario 17:57 Lecco 18:14
Lecco 18:46 Milano Centrale 19:30
Mandello Del Lario 19:02 Milano Centrale 20:13
Pranzo: al sacco
Programma di Massima: Maggiana, frazione di Mandello, La Torre del Barbarossa, Zucco della Portorella, ritorno.
Difficoltá: E (Escursionistica)
Tempo di percorrenza: 4 ore scarse per l’intero percorso andata e ritorno
Dislivello: 500 m.

Internet:
http://www.popso.it/selettore.php?idCat=119&idGer=9&idRec=5621&cdOp=estrazioneGerarchiaContenuto

Cosa ci fa una antica cisterna dall'imbocco perfettamente costruito con pietre squadrate su una sconosciuta quanto insignificante emergenza dispersa sulle pendici occidentali della Grignetta? La domanda è alquanto intrigante e sembra avere una sola risposta plausibile, sullo Zucco della Rocca, questa la nostra montagnola, in un remoto passato, doveva esistere un'importante costruzione fortificata oggi scomparsa, il cui ricordo ci viene però tramandato da quell'incredibile pozzo e dal nome stesso della cima.
Lo Zucco della Rocca emerge appena dai boschi che ammantano le pendici inferiori dello Zucco Portorella, che, con lo Zucco di Malavello forma l'estrema propaggine della lunga cresta occidentale della Grignetta.
Si tratta di una piccola protuberanza oggi in parte rivestita dal bosco, ma comunque ben identificabile nell'uniforme pendio della montagna. Difficilmente, il viandante che ci passa vicino, percorrendo il largo sentiero che unisce Mandello e le sue frazioni ai Piani Resinelli, può immaginare il piccolo tesoro storico che s'annida poco sotto la sua cima. Alcune ricerche archeologiche hanno tuttavia evidenziato che le rocciose pareti dello Zucco furono le fondamenta su cui, forse in epoca romana o alto medievale venne eretta una fortificazione. La costruzione di un pozzo-cisterna indica inoltre che la postazione doveva essere di una certa importanza e che doveva essere stabilmente abitata.
Oggi viene spontaneo chiedersi il motivo di questa zona fortificata che, però, ci è in parte chiarito una volta raggiunta la cima dello Zucco. La formazione rocciosa sorge poco distante dal sentiero da e per i Resinelli, sentiero che anticamente doveva essere assai più importante di oggi. Pare inoltre che da qui passasse la via di terra che collegava il lecchese con Mandello, via assai più logica rispetto ad un improbabilissimo passaggio costiero, che in questo settore appare roccioso ed impervio. Inoltre dalla vetta si gode un'ampia veduta su tutto il ramo lecchese del Lario che si spinge a Sud fino al Monte Barro. Non è escluso quindi che la postazione dello Zucco della Rocca entrasse a far parte anche di un sistema di avvistamento e segnalazione.
La gita non è breve, tuttavia si svolge su larga mulattiera e comodo sentiero, unico punto debole, una segnaletica poco accurata e lacunosa, condizione poco felice visto l'intrico di sentieri della zona. Punto di partenza è la piccola frazione di Maggiana sovrastante Mandello del Lario. Si tratta di uno dei tanti nuclei satelliti di Mandello, legato ad un'economia prevalentemente rurale e senza dubbio punto di guardia e difesa.

Percorso
Nota sul punto di partenza: Maggiana, frazione di Mandello. L'abitato si raggiunge staccandosi dalla Sp 72 della sponda orientale del Lario all'altezza della rotonda che si trova all'ingresso meridionale di Mandello. Si devia a destra (sinistra per chi viene da Nord) passando sotto il cavalcavia della ferrovia e si prosegue a sinistra in Via Parodi per poi deviare a destra in Via Braggia che, dopo una curva a gomito passa davanti al Cimitero e prosegue dritta diventando Strada per Maggiana. Con un paio di tornanti si passa sopra la moderna Statale 36 e si continua fino alle porte di Maggiana incrociando sulla sinistra l'imbocco della Via dei Salici prima del quale si trova un ampio piazzale parcheggio.
Dal parcheggio presso la Via dei Salici, imbocchiamo questa via ed in breve arriviamo ad alla piazza ove è il sagrato della chiesa di San Rocco, antico edificio sacro completamente rifatto nel secolo XVII, e poi una piazzetta attigua, oltre la quale si imbocca quella di destra di due vie parallele che entrano nel borgo. Passando fra antiche dimore (segnavia sentiero n°12) si devia a destra e si giunge ad uno slargo con fontana dove, volgendo a sinistra, si giunge all'imbocco della mulattiera acciottolata che prosegue alle spalle del paese.
Fra le case svetta l'alta e squadrata Torre del Barbarossa, potente costruzione della famiglia Mandelli, presso la quale, nel 1158, trovò ospitalità l'imperatore. All'epoca tutto il territorio era in grande fermento d'armi, causa la guerra dei dieci anni fra Como e Milano scatenata per la nomina del Vescovo di Como e per il controllo del contado di Lecco. Mandello era schierata con Como e con l'Imperatore il quale, durante la sua visita al territorio, nominò feudatario del borgo, Alcherio Bertola, che quattro anni più tardi diverrà Duca di Mandello.
La scelta di allearsi con Como fu però ben presto fatta pagare ai mandellesi e, nel 1160, i soldati milanesi misero a ferro e fuoco tutto il comprensorio.
La torre, sebbene più volte rimaneggiata, conserva interessanti caratteristiche architettoniche fra cui il portale ogivale, i resti di trofei affrescati e la terrazza ottocentesca sommitale. All'interno è ospitato il minuscolo "Museo etnografico della Torre di Maggiana", allestito dal Gruppo Amici di Maggiana e visitabile nel mese di giugno, durante le giornate de "La torre in festa".
Riprendendo il cammino, saliamo per una larga mulattiera con alzate in granito che prende quota a raggiungere un poggio prativo sovrastante. Con un percorso a zigzag fra prati e frutteti cintati la mulattiera diventa sentierino inerbito per tornare ad allargarsi in corrispondenza di alcune cascine più a monte, dove incrocia un tratturo. Si prende a destra e si entra nel bosco risalendo una vallecola al cui termine si giunge ad un bivio. Si tralascia la deviazione a sinistra e si prosegue dritti traversando un ruscello e lambendo un paio di cascine semi rovinate e passando a monte di esse. Poco sopra, nei pressi di un meraviglioso faggio monumentale, sotto cui sorge un piccolo casello per la conservazione dei latticini, incontriamo la parete rocciosa da cui sgorga la "sorgente del Tuf". Il sentiero prosegue verso destra ed inizia una lunghissima salita in diagonale puntando verso Sud, alternando qualche tratto ancora acciottolato ad altri in terra battuta. Si arriva dunque a lambire un recinto che delimita un boschetto di larici con piccola costruzione in legno. Più oltre si prosegue sempre tagliando i boschi in lenta salita verso Sud e, tralasciando un invitante bivio che si stacca sulla sinistra, ci si immette finalmente nella larga mulattiera che sale da Rongio e prosegue alla volta dei Piani Resinelli (palina con cartelli segnavia). Si segue la mulattiera ormai diventata una sorta di letto eroso nel bosco e, in lenta salita, si giunge ad una sorta di spalla dove si trova il cartello indicatore per lo Zucco della Rocca. Sopra di noi, sulla sinistra, si intravedono le bianche e dentellate guglie calcaree che ornano il lato meridionale dello Zucco della Portorella.
Prendendo ora a destra si percorre una traccia che s'attiene grosso modo al crinale della cresta che unisce lo Zucco della Rocca alla montagna.
Facendo attenzione (segnali inesistenti) ci si abbassa infine di qualche metro sul versante meridionale e si riesce all'ampia sella boscosa che precede la vetta. Da qui si prosegue salendo un ripidissimo tracciato che, fra boscaglia e roccette, porta nei pressi del muro circolare eretto a difesa del pozzo-cisterna, che tutto sommato, appare ancora ben conservato. Probabilmente, le profonde fessurazioni naturali che percorrono le rocce sommitali hanno creato una sorta di piccolo bacino interno nel quale l'acqua piovana era naturalmente convogliata. Forse tale bacino esiste ancora, ma, più probabilmente, l'aprirsi di altre fratture l'ha prosciugato e reso inutile.
Qualche passo ancora ed eccoci sulla vetta da dove si può ammirare un vasto panorama. Verso Sud-est si scorgono le turrite pendici della Grignetta che si immergono nei boschi che ammantano la vastissima spalla dei Piani Resinelli, a Sud, al termine del ramo lecchese del Lario, ecco la caratteristica sagoma del Monte Barro che chiude l'orizzonte verso la Brianza, a Ovest sorgono le imponenti ed oscure pareti del Monte Moregallo mentre verso Nord lo sguardo spazia sul lago, sulla punta di Bellagio, sul Monte Tremezzo e sulle vette delle Prealpi Lepontine.

Meteo
http://www.arpalombardia.it/meteo/bollettini/bolmet.htm

Appunti di viaggio: Cernobbio - Rovenna - Rifugio Bugone

Torniamo all'uso del 'treno' con questa gita Lariana di Sabato 1/9 che organizziamo frettolosamente io e Chenio, ci serviamo inoltre del piccolo battello fino a Cernobbio ( è possibile fare un biglietto unico direttamente alla biglietteria di Cadorna ).


A Cernobbio in un bar/ristorante nella piazza antistante l'imbarcadero chiediamo informazioni su come raggiungere Rovenna e come in altre occasioni il nostro interlocutore senza notare il nostro abbigliamento trekking-eggiante ci avvisa che la nostra meta è lontana !? ( nota bene che Rovenna che si trova abbastanza vicino, proprio sopra Cernobbio )
Iniziamo a salire da Via Montegrappa poi proseguiamo un po a tentoni e nel frattempo mi accordo di aver perso gli occhiali, arriviamo in prossimità di Rovenna in un punto ceco



chiediamo informazioni ad un abitante del luogo che chiameremo Pippo, ci dice che dobbiamo ritornare sui nostri passi per un centinaio di metri e con un sorriso beffardo ci informa che anche la nostra meta, il Rifugio Bugone è molto lontana e faticosa da raggiungere ma noi per niente scoraggiati torniamo indietro e proseguiamo. Giungiamo a Rovenna e qui sempre con l'aiuto di un abitante del luogo finalmente troviamo il sentiero alberato con le indicazioni del CAI verso monte Bisbino che si trova appena sopra il nostro rifugio.
Dopo un pò di salita arriviamo alla bellissima frazione di Scarone



poi Madrona, meno suggestiva perché sulla strada asfaltata, poi riprendiamo il sentiero, la salita comincia a farsi sentire e conto con voracità i minuti che ci dividono dal nostro obiettivo che trovo sulle indicazioni lungo il cammino.



Giunti poco sotto la vetta del Bisbino scendiamo per un pò e giungiamo quindi al rifugio.


un po sfacciatamente mangiamo proprio di fronte al rifugio, anzi di più, compriamo mezzo litro di vino rosso ma consumiamo i panini che ci siamo portati da casa anche se in realtà il rifugio aveva un menù molto invitante.

Dopo un meritato pasto con vista lago


completiamo con una fetta di torta ai mirtilli acquistata al rifugio.
Scendiamo per un sentiero più ripido ma veloce che ci riporta al sentiero poco sopra Rovenna
dove in centro incontriamo il nostro amico Pippo che resta un pò sorpreso dal fatto che siamo riusciti a completare in nostro itinerario comunque senza molti convenevoli ci lascia dirigendosi velocemente verso il bar dove probabilmente lo aspettava un bel bicchiere di vino bianco ...
da Rovenna ci dirigiamo verso Cernobbio lungo la stessa strada e poco prima del paese accanto ad una fontanella dove ci eravamo fermati a bere in salita trovo i miei occhiali gentilmente sistemati sul muretto da qualche carissima persona. Arriviamo a Cernobbio breve attesa del battello che ci porta a Como dove facciamo un giretto fino al duomo poi stazione dove appena arrivati vediamo il treno per Milano partire ... quindi attendiamo mezz'ora il treno successivo

Salvo

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