Appunti di viaggio: Da Villa Chiavenna al Malinone

Partenza puntuale addirittura con qualche minuto di anticipo, Chenio è arrivato x ultimo e dopo sollecitazione citofonica. Viaggio tranquillo con la trekmobile, il navigatore ci accompagna con una voce fredda da Sir inglese al posto della vogliosa a cui c’eravamo abituati nei viaggi precedenti. Dopo le numerose gallerie lungo il lago di Como sponda Manzoniana, tocchiamo Colico e proseguiamo verso nord. Sosta caffè al bar di nostra conoscenza a Novate Mezzola

arrivo a Chiavenna e da lì a Villa Chiavenna, dal finestrino il paesaggio ci riserva piacevoli visioni

Chiediamo informazioni ai soliti vecchietti della domenica messi li apposta che ci mandano in Svizzera poi precisato che siamo li per fare Trekking ci danno della informazioni utili ma che ignoriamo. Proseguendo verso il confine elvetico troviamo un cartello che indica il percorso per il Malinone e quindi senza esitare parcheggiamo. Dopo un po’ di discussioni sul da farsi chiediamo info ad un abitante del luogo che ci conferma la strada avvisandoci però che ‘le dura’. Troviamo l’imbocco del sentiero e inizia la salita subito tosta, più che interminabile mulattiera ci troviamo davanti gli interminabili gradoni.

Qualche centinaia di gradoni dopo giungiamo a un ponticello in legno su un ruscello a da li la salita è meno impegnativa. Il paesaggio comincia a cambiare, incontriamo i primi alpeggi con le caratteristiche stalle in pietra.

Arriviamo all'alpeggio che ospita la tanto declamata da Chenio, "Caserma della Guardia di Finanza" e li ci dedichiamo alle foto di rito ignorando sotto i nostri occhi i segnavia che ci indicano di salire ancora.

Proseguiamo invece orizzontalmente e solo dopo che Chenio leggendo in continuazione le indicazioni continuava a sbraitare e scuotere le testa decidiamo di tornare indietro. Per fortuna ci vengono incontro 2 persone, un uomo con un ragazzo che benché svizzeri ci indicano la strada. Si sale ancora e sempre gradoni, arriviamo ad un'altro alpeggio disturbandone i leggittimi abitantanti.

Qui ancora una volta non vediamo i segnavia e ci ritroviamo in un vicolo cieco, proviamo a destra poi a sinistra, niente, torniamo indietro dove ci accorgiamo da soli del maledetto segno. Si sale ancora, i nostri errori ci hanno fatto bruciare quasi un'ora di tempo per cui dopo altri gradoni siamo stanchi e affamati incontriamo altre piccole casette in pietra e decidiamo quindi di fermarci e mangiare.
La discesa e rapida e questa volta non abbiamo problemi a trovare la strada. Poco prima del parcheggio ritroviamo 'Tigre' il micio del tizio che ci dato informazioni all'inizio del percorso

Prendiamo la macchina e andiamo in direzione della Svizzera, giungiamo alla vecchia dogana dove si vede la vecchia strada lungo il confine chiusa ( è stata realizzata una nuova dogana poco + in basso)


e da qui parte un sentiero probabilmente più agevole sempre per il Malinone, sentiero che i 2 vecchietti la mattina ci hanno indicato e che noi abbiamo ignorato. Ritorno con traffico difficoltoso e con un suggestivo tramonto vista tangenziale ...



11 commenti:

Mario ha detto...

Due note.

Mentre consumavamo il nostro lauto pasto, abbiamo notato "qualcosa" che svolazzava, in grande quantita'. Dopo approfondito studio, abbiamo scoperto che erano cristalli di neve portati dal vento gelido che spazzava la valle!

Una curiosta' sul ponticello citato da Salvo. A parte la domanda metafisica "ma perche' mettono dei cancelletti alla fine dei ponticelli?" questo aveva una caratteristica speciale. Era molto duro da spingere per aprirlo e, appena lasciato, si richiudeva immediatamente.
Il mistero e' presto svelato: il chiudiporta e' realizzato con un filo di ferro che termina con una grossa pietra di circa 10 chili appesa nel vuoto. Quando si apre il cancello, lo sforzo fa alzare il filo e la pietra.
Quando si lascia, la pietra non fa altro che obbedire alla legge di grazitazione, assoggettandosi ad una forza uguale a m*g dove m e' la sua massa e g l'accellerazione di gravita' (circa 9.81 m/sec2).
La mia mente contorta ha subito composto un altro pensiero diabolico: data la dimensione della pietra, possiamo trascurare l'effetto dell'attrito del filo di ferro sulla puleggia che lo sostiene. Quindi in tale sistema in ogni istante la differenza di energia potenziale del sistema e' uguale alla differenza dell'energia cinetica. Essendo la prima = m*g*h (dove h e' la lunghezza del filo di ferro), i piu' curiosi potranno in fretta determinare la velocita' della pietra un istante prima che il filo la fermi (radice quadrata di 2*g*h).

Chiaro no?

Silvia ha detto...

ehm... io mi ricordo solo e=mc2

Unknown ha detto...

Vi ricordo solo che la formula del latte è vH2O, ovvero vacca2O

Anonimo ha detto...

Mi fate venire una gran voglia di unirmi a voi prima o poi! Mai fatto trekking per lunghi tragitti (anche se sono abituato a camminare molto), percio' sono quasi certo che le mie gambe si pentirebbero della scelta - soprattutto seguendo voi "muscolosi esperti"...
Ma non mi dispiacerebbe affatto provare.

Corrado

Anonimo ha detto...

IL GRANDE CHENIO

Mario,
grazie per aver introdotto il 'quesito della Susi'.

Purtroppo attendo l'aiuto di Massimo o di Lorimer per risolvere il problema.

Nel mio piccolo, ricordo solo la risoluzione di questa
formula:

y= x°° + 2x -1

dove °° sta a significare 'al quadrato'

ciao

Anonimo ha detto...

IL GRANDE CHENIO


Un suggerimento per Corrado:

(Mesolcina e Lario Occidentale - Passeggiata ) Periodo Consigliato: estate-autunno
Partenza: Griante 255 m; chiesa dei SS. Nabore e Felice, oppure chiesa di S. Rocco.
Dislivello: 220 m fino alla chiesa di S. Martino; 607 m fino alla cima del Sasso di San Martino.
Difficoltá: T (Turistica)

http://www.popso.it/selettore.php?idCat=123&idGer=9&idRec=2625&cdOp=estrazioneGerarchiaContenuto

Lorenz ha detto...

Sono d'accordo con Mario sulla base scientifica e su tutto il fronte. D'altra parte si arriva dallo stesso liceo e le basi (per le altezze) non sono certo noccioline.....
Lorenz

Anonimo ha detto...

Quando penso che chi scrive certe aberranti storture è mio marito mi concedo un attimo di doverosa riflessione...
Sono i poli opposti che si attraggono o un polo fa trekking per rifuggire l'altro?
Vado a ripassare la Metafisica di Aristotele...

Anonimo ha detto...

IL GRANDE CHENIO

Vedo che anche Lorimer non ha risolto il 'quesito della Susu', figurarsi il sottoscritto.
Adesso aspetto il Ciccio.

Per il caro 'anomimo' , il nostro Mario, è una colonna portante del Blog ed anche dei vari interventi!
evvai!

ciao

Anonimo ha detto...

IL GRANDE CHENIO

Visto che nessuno risponde, provo a formulare una ipotesi, ma francamente attendo l'aiuto dei lettori.

Caro'Anonimo' a mio modesto avviso direi che le monadi devono avere caratteristiche diverse, altrimenti non sarebbero entità, e solo così possono intergire in modo proficuo tra loro.

Concordi?

Anonimo ha detto...

Sulla monade concordo senz'altro, ma mi permetto di osservare che se l'entità non è una monade ma una triade in cui sussistono: un elemento sopportante, uno delegante e un altro ALTAMENTE destabilizzante (puoi immaginare quale),la triade in questione non è molto bilanciata.
E, per favore, non mi contraddire per solidarietà mschile!!!!
Sì sono io, Stefania

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