SI FA PRESTO A DIRE APPUNTI - CAMAGGIORE 26 OTTOBRE 2008

Giornata molto bella e soprattutto cielo terso e limpido. Si parte da Milano alle 08:00, tranquilli c'era il cambio ora legale vs solare!Rapidamente con la Trek Mobile raggiungiamo Dervio e qui chiediamo della Chiesa di San Quirico ad un aarzilla signora, che con dovizia di particolari ci indica la strada, da qui in poi attingiamo alla nostra guida.Si sale per una bella mulattiera in modo tranquillo, passiamo attraverso diversi borghi, alcuni attrezzatisissimi altri meno, fino a raggiungere Monte Basso, Monte Alto, dove sentiamo una radio a tutto volumo che ci diletta con canzoni d'epoca, 'Parlami d'Amore Mariù, ed ho detto tutto.Senza fare commenti, raggiungiamo Pratomagno e qui ci spingiamo su di un'altura pe rgodere il panorama, il tempo ci permette di ammirare il lago di Como e sulla sponda opposta il profilo del Monte Grona ed in lontananza il Crocione ed il Tramezzo, alcuni di queste cime ci hanno visti protagosnisti in altre escursoni.La salita procede tranquilla, ildorico, rimane indietro, un po' attardato, ma ormai anche nelle altre gite ha segnato un po' il passo.Riprendiamo il cammino, non sena aver ammirato le linee del Legnoncino e del Legnone, che si stagliano alle nostre spalle.Abbiamo anche modo di scambiare due chiacchiere con un valligiano, che ha un piccolo allevamento di capre, e ci spiega alcune tecniche di allevamento e di cura delle capre, tutta cultura.Riprendiamo il percorso e raggiungiamo un bellissimo pianoro che gradatemente sale verso Camaggiore. Qui Marietto scambia due chiacchiere con dei gitanti lombardi come lui e non se la finisce più di parlare con questi nostri occasionali compagni. La comitiva, giunta in auto, era composta da nonna, tre nipoti femmine sui 16 anni, due quarantenni, una ragazzina sui dieci anni, ed un marito, non abbiamo capito di quale delle quarantenni, nemmeno Marteitto è riuscito a svelare l'arcano.Con passo tranquillo arriviamo a Camaggiore, i nostri amici ci salutano, hanno la colazione al sacco, ma ci indicano la presenza di un 'ristoro', che vista l'ora, 12:30, ci solletica la fantasia.

Raggiungiamo il ristoro, vuoto, chiediamo se possiamo mangiare e ci dicono che non c'è problema, prendono l'rodinazione, polenta con brasato, Marietto, polenta con porchetta, il dorico, polenta e formaggi il begano.Ci sistemiamo e torna la sciura, dicendoci che dobbiamo attendere una mezz'ora, avevano le ordinazioni per l'una, e quindi la cucina è indietro.Facciamo buon viso e cattivo gioco, chiediamo il vino e ci spariamo i nostri panini, per ingannare l'attesa.Il vino, direte voi, la sciura ci porta un bottiglione da un litro e mezzo, infatti siamo in tre, mezzo per uno, fa esattamente un litro e mezzo!
Al termine della mezz'ora ecco apparire un piatto di legno, con annesso coltello, con una polenta enorme, ed in successione delle coppette col brasato, delle scaloppine con i funghi, ed un tagliere di formaggi da far paura. Ignoriamo il fatto di aver chiesto la porchetta, il dorico, e ci mettiamo a mangiare di lena, per il bere, già avevamo dato, ed ho detto tutto!Con Mareitto dividiamo i piatti di carne, e poi assaggiamo anche i formaggi del Ciccio, che piange lacrime di coccodrillo, dicendo che non avrebbe dovuto mangiare il panino, gli ha rovinato l'appetito.

Qui , devo dire, ildorico, mostra un fondo da grandi pianure, e piano piano cerca di non lasciare prigionieri, devo dire riuscendoci.Nel frattempo il locale, si va riempendo di locali, uno sembrava il Colombo dei Legnanesi, camicia a scacconi e gilet blu elettrico, barba incolta con pizzetto mefistofelico, gli altri erano più o meno sulla sua lunghezza d'onda.Seduti al tavolo giocano a carte e passano il tempo fumando e bestemmiando alla grande. Che vi devo dire, fino al pranzo tutto ok, ma dopo...

Ormai noi siamo alla fine e chiediamo il caffè ed il conto, quest'ultimo non divisibile per tre, ma che ci volete fare.Riprendiamo la marcia, la frazione è piena di villegianti della domenica e ci dirigiamo verso il successivo agglomerato attraverso una vecchia mulattiera inerbita.

Piano piano raggiungiamo la frazione e qui riprendiamo il bivio che ci deve condurre a Pratomagno.Il sentiero è a mezza costa, più alta che mezza, ma dopo un po' ci conduce alla meta.


Da qui giù in picchiato verso Dervio, dove dopo circa un'ora raggiungiamo la fedele Trek Mobile.Anche questa è fatta, alla prossima!!!

TREKKING - DOMENICA 26 OTTOBRE 2008

GITA TREKKING L’anello di Camaggiore




Appuntamento: 07:45 sotto casa de ilgrandechenio
08:00 metro Pagano
Periodo Consigliato: primavera-estate-autunno
Tempo di percorrenza:4-5 ore per compiere l’intero anello
Partenza: Dervio 204 m, raggiungibile lungo la vecchia SS 36 dello Spluga, oppure in treno grazie alla linea Milano-Sondrio.
Dislivello: 997 m
Difficoltá: E (Escursionistica)
Pranzo: al sacco


BREVE DESCRIZIONE
Da Dervio ci si porta presso la chiesa dei Santi Quirico e Giulitta imboccando il viottolo che lambisce, a sinistra, le sue mura. Al suo termine si devia a destra lambendo un muro di cemento armato dove ha Inizio la mulattiera che passa accanto ad una cappelletta e, poco dopo, raggiunge, con belle vedute su Dervio, il poggio e le case di Pianezzo 342 m (qui, poco visibili, sorgono i ruderi del Castevedro). Si procede ora in piano, per un lungo tratto, entrando in una sorta di avvallamento boscoso.
Lasciando a destra la deviazione per Mai, si continua sempre in piano, in ambiente ombroso, fino ad un bivio dove si trova un vecchio e poco leggibile segnavia Pratolungo Camaggiore (è in corso il riposizionamento di nuovi segnali). Si riprende a salire nel bosco su un magnifico lastricato che, con molti tornanti, sbuca presso le baite di Canciago, 672 m, nei pressi delle quali si trova il bivio per Vignago che procede verso sinistra. Noi continuiamo sulla mulattiera principale che si tiene nelle vicinanze di un torrentello e, poco dopo, lo traversa giungendo sui prati inferiori di Pratolungo. Dopo aver fiancheggiato per un buon tratto il torrentello lo si riattraversa portandosi sulla sua sponda opposta e, poco dopo, si perviene nei pressi del bel poggio panoramico delle cascine superiori di Pratolungo (Baite di Pratolungo 924 m; consigliabile deviazione sul poggio). Tornati sulla mulattiera si riprende a salire nel bosco lasciando, poco dopo, a destra la deviazione per Noceno e proseguendo finché termina l'acciottolato al margine inferiore di un prato sovrastante una grande cascina con staccionata che s'intravede in basso a sinistra nel bosco. Qui la traccia è molto incerta e occorre attenzione per seguire con cura i bolli di vernice a volte un po' sbiaditi. Si risale così una dorsale con un rado bosco di betulle affacciato sulla Valvarrone. Con alcuni tratti ripidi si arriva, infine, ad incrociare una sterrata che in breve, verso destra, porta all'Alpe di Pratolungo 1028 m. Si passa a monte della baita e si segue la traccia che, verso destra, sale obliquamente su terreno scoperto portandosi sul versante meridionale della dorsale che, dalla baita, assume maggiore definizione. Poco dopo si abbandona la traccia e si torna a sinistra raggiungendo il largo crinale erboso che si segue verso destra con belle panoramiche in un rado bosco di betulle ove la traccia è assai incerta, ma non sussistono difficoltà. Raggiunto il sommo della dorsale se ne scende facilmente per prati costellati da betulle raggiungendo la grande conca erbosa di Camaggiore. Qui si incontra la sterrata che, verso destra, porta all'evidente stallone di Camaggiore (anche seguendo interamente la traccia che continua dall'Alpe di Pratolungo si arriva, comunque, sulla strada di Camaggiore tenendosi però a destra del filo della dorsale).
Tornati in vista del lago sul dosso che si trova poche decine di metri a destra della stalla, si segue la strada ora pianeggiante che, verso destra, arriva in breve alla chiesa di S. Girolamo 1201 m. Dalla chiesa si continua per stradina fino alle vicine case di Camaggiore. Tralasciando un invitante viottolo che procede dritto, ci si abbassa a destra fra le abitazioni e, ad un tornante subito sotto le case, si prende a sinistra la vecchia mulattiera che scende a Noceno. Si percorre la mulattiera un po' inerbita passando per il vecchio nucleo di Camaggiore, ormai abbandonato; si continua sulla mulattiera e, poco dopo, s'arriva a Noceno, Ci si porta alla chiesa del paese e si imbocca il sentiero che lambisce sulla destra il muro del cimitero. Inizia, qui, un lungo percorso a mezza costa che, con belle e suggestive vedute sul lago, riporta sul sentiero di salita a monte delle Baite di Pratolungo



ATTENZIONE
Le lancette dell'orologio vanno un'ora indietro: nella notte tra sabato 25 e domenica 26 Ottobre 2008 (alle 3) finisce il periodo di ora legale.


METEO
BOLLETTINO METEOROLOGICO PER LA LOMBARDIA
EMESSO VENERDÌ 24 OTTOBRE 2008 ALLE ORE 13
PREVISIONE PER DOMENICA 26 OTTOBRE 2008
Stato del cielo: ovunque sereno o poco nuvoloso. Dal pomeriggio parzialmente velato per il transito di nubi alte e sottili.
Precipitazioni: assenti.
Temperature: minime stazionarie, massime stazionarie o in lieve calo. In pianura minime intorno a 9 °C, massime intorno a 19 °C.
Zero termico: a 3100 metri, in rapida risalita fino a circa 3800 metri.
Venti: in pianura deboli di direzione variabile o calma, in montagna deboli settentrionali con qualche rinforzo.
Altri fenomeni: possibili banchi di nebbia in pianura e nelle valli, in sollevamento o dissolvimento in mattinata.


APPROFONDIMENTI
Dervio, sentinella della Val Varrone
Il nome di Dervio può essere fatto risalire al celtico Derw (quercia) oppure all'antico culto della dea Dervonnae, la "Triplice Dea" della creatività, della fertilità, dei boschi sacri e del raccolto che irradia i profumi del bosco scaldato dal sole e del fieno. "Madre dei tre calendari", "Regina dei Druidi","Driade sposa della quercia", la dea è la protettrice dei luoghi di pellegrinaggio, dei gigli bianchi, delle piante e del loro spirito, specialmente di quello della quercia e dell'abete.
Il paese era un tempo composto dai tre nuclei separati di: Borgo, in prossimità del lago; Villa, allo sbocco del Varrone e Castello in posizione più rilevata. L'abitato fu costruito in un punto che per secoli ha mantenuto grande importanza strategica in quanto la Val Varrone era una delle vie d'accesso principali alle miniere di ferro orobiche della zona del Pizzo dei Tre Signori. Secondo alcuni, l'antica fortificazione del Castelvedro potrebbe essere, infatti, un castelliere celtico a guardia dell'importante accesso alla valle.
In epoca alto medievale venne istituita la Pieve di Dervio che, oltre ai paesi rivieraschi limitrofi, spingeva il suo territorio in Val Varrone comprendendo gli abitati di Vestreno, Sueglio, Introzzo, Tremenico ed Aveno. Strettamente legata all'Arcivescovado milanese, la Pieve assunse maggiore autonomia in epoca comunale con la redazione dello Statuto del Comune di Dervio, nel 1389. Da quell'anno, con fiero spirito indipendentista, i derviesi s'opposero in ogni modo a diversi tentativi di infeudamento; ma, sul finire del 1400, il territorio cadde sotto il dominio degli Sforza e, successivamente, fino al 1788, passò agli Sfondrati che concessero tuttavia ampia autonomia locale.
Oltre che all'importanza legata alla sua strategica posizione a guardia delle "vie del ferro", Dervio conobbe una certa prosperità all'inizio del 1800, periodo in cui erano attivi dei cantieri navali e alcune cartiere.
Fra i monumenti più importanti del paese ricordiamo la chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo, eretta, verso il XII secolo, su un edificio preesistente, forse d'origine paleocristiana, e rinnovata nel XVII secolo. Nei pressi della parrocchiale si trovano la settecentesca chiesa di S. Gregorio e la chiesta di S. Cecilia, oltre ad alcuni interessanti palazzi patrizi.
All'inizio della nostra passeggiata sorge, invece, la chiesa dei SS. Quirico e Giulitta che è abbellita da uno splendido campanile romanico e risale al 1080.
In località Castello sorge la torre di guardia che è ciò che resta di una fortificazione medioevale nei cui pressi è situata la chiesetta di S. Leonardo.

19 Ottobre 2008 - Ossuccio-San Benedetto-rifugio Boffalora

Una bellissima giornata di sole ottobrino ci ha accompagnati in questa uscita trekking sui monti di Ossuccio: Canio questa non se la doveva perdere...
Raggiunto Ossuccio, parcheggiamo nella parte alta del paese vicino alla trattoria "Riposa" che e' un bel incominciare!
Qui parte una larga mulattiera che costeggia delle belle cappelle intitolate alle stazioni della via Crucis: Canio questa non se la doveva perdere...
In breve arriviamo alla prima tappa: il Santuario della B.V. del Soccorso che visitiamo in fretta perche' sta iniziando la Messa.



Proseguiamo e imbocchiamo il sentiero per San Benedetto: in poco piu' di un'ora all'interno di uno stupendo bosco di castagni arriviamo all'abbazia benedettina, costruita addirittura nel 1083: Canio questa non se la doveva perdere...



Foto di rito e scopriamo con piacere che da qui parte un sentiero per il rifugio Boffalora - meta di precedente escursione ma quella volta sotto una fitta pioggia e altrettanta nebbia. Decidiamo di intraprendere l'escursione: abbiamo gia' fatto 700 m. di dislivello, dobbiamo farne altri 350 ma la prospettiva del pranzo con polenta ci fa aumentare l'andatura: Canio questa non se la doveva perdere...





Il sentiero e' ripido, scosceso e in un paio di tratti assai pericoloso e bagnato, al rifugio ci spiegheranno il motivo: "aier sira hin scapaa quater gut" ci dicono. Salvo ha un punto interrogativo in faccia ma non commenta.
Arriviamo al rifugio dove per mangiare vogliono sapere come ci chiamiamo (chissa' perche'...), poi troviamo il nome scritto a biro sulla tovaglia: sara' un'abitudine del posto??? Canio questa non se la doveva perdere...
Qui ordiniamo polenta oncia (Salvo), antipasto caldo con salamini e mortadella e polenta con vitello e funghi (io); Salvo vorrebbe anche i pizzoccheri ma pare ci siano per tutti gli altri commensali tranne che per lui ("sono finiti") e qui esterna l'ormai famoso stato d'animo a ostrica. Comunque e' tutto molto buono: Canio questa non se la doveva perdere...
Riprendiamo il cammino e seguendo una bella mulattiera a ciottoli in un'oretta arriviamo al punto di partenza dove la Trek Mobile ci aspetta.
Dimenticavo: beviamo un caffe' e qui Salvo incontra un collega di lavoro, e subito iniziano a parlare di applicazioni Java, di codice sorgente ecc. Questi informatici!
Canio questa non se la doveva perdere...

19 Ottobre 2008: Ossuccio- abbazia S. Benedetto - convento dell'Ascquafredda - Ossuccio

Si sale da Ossuccio, minuscolo paese che si affaccia sul lago, impreziosito dalla chiesa romanica di San Giacomo, nel nucleo di Spurano, dal caratteristico campanile a vela e da un ciclo che risalgono al Mille. Un'altra attrattiva è costituita dalla chiesetta di Santa Maria, a Ospedaletto, dall'intatta architettura romanica, il cui snello campanile è sormontato dalla curiosa cella campanaria gotica, che è un po' il simbolo della Tremezzina. Un luogo che fin dal Seicento è divenuto un ambiente ideale per risiedere nel verde, in un clima mitigato dalla presenza del lago. È un’ampia via acciottolata quella che da Ossuccio sale al santuario della Madonna del Soccorso. Dopo il primo gruppo di cappelle, una deviazione conduce ad un'altra chiesa romanica, dedicata a Sant'Agata. Il santuario sorge al culmine della salita. Venne costruito nel '500 su un precedente edificio di culto, che sarebbe sorto a sua volta, secondo una tradizione diffusa un po' in tutto il Lario, sul posto di un tempio dedicato alla dea Cerere al quale fa cenno, in una sua lettera, Plinio il Giovane.Una ripida mulattiera, che parte dal piazzale del Santuario della Madonna del Soccorso, conduce nella Val Perlana. Spettacolare è il profondissimo solco - l'Orrido del Tufo - che il torrente ha tagliato nel monte alle spalle del santuario. Il percorso si snoda dentro un bosco fittissimo, che si è esteso ancora di più dopo che i prati sono stati abbandonati. Si superano le baite di Preda, quindi, mentre l'itinerario si fa più dolce rispetto al primo tratto, quelle di Garubio e di Pelenden le cui rovine mostrano tracce di strutture antiche quanto la millenaria basilica, della quale costituivano dipendenze. Si attraversa il torrente e, sempre per il bosco, eccoci infine al complesso romanico di S. Benedetto al Monte Oltirone, toponimo già documentato nel 1083 come antico nome del Monte Calbiga. È merito della sua posizione geografica, lontano da ogni strada e raggiungibile unicamente dopo un lungo cammino, se questo insigne monumento dell'architettura comacina del secolo XI è giunto a noi pressoché integro, almeno per quanto concerne l'edificio della chiesa; non altrettanto è avvenuto invece per l'adiacente convento. L'abbazia di S.Benedetto si trova infatti in posizione assai isolata nella Val Perlana, che per i fianchi ripidi e il carattere torrentizio del corso d'acqua che le dà il nome non si è mai prestata a ospitare insediamenti di rilievo, mantenendo un aspetto selvaggio. Se ne accorsero i monaci, che dopo circa tre secoli scesero a valle; lo stesso è avvenuto quando, in anni a noi vicinissimi, cercarono di ricostituirvi una piccola comunità. L'abbazia alla cui amorevole conservazione ha provveduto, a partire dalla metà del Novecento, l'indimenticata figura di fra Ginepro con l'aiuto dell'Associazione Amici di San Benedetto sorse nello spirito della riforma cluniacense. I caratteri stilistici di S. Benedetto mostrano il richiamo all'essenzialità e alla sobrietà. La costruzione è certamente anteriore al 1083, anno del primo documento che ne certifica l'esistenza. L'abbazia venne abbandonata dai monaci nel 1298 per trasferirsi a Sala Comacina, sulla strada che costeggia il lago e che offriva migliori condizioni di vita e di sicurezza. Si raggiunge quindi l'antico nucleo di Molgisio, dal quale si ammirano le cascate del Perlana che precipitano nei pressi del nucleo di Mulino. Come indica il toponimo, era la sede di mulini che venivano azionati dalle acque del torrente, oltre che di officine dove lavoravano fabbri famosi in tutto il bacino del lago per la loro abilità nel ferro battuto. Da Molgisio si sale quindi all'abbazia dell'Acquafredda, dal cui piazzale si gode una splendida vista su tutto il golfo di Lenno, dominando le insenature di Venere e di Diana, separate dal Dosso di Lavedo con la Villa del Balbianello, nonché sull'Isola Comacina. Alla stessa altezza dell'abbazia, sull'altro versante della Val Perlana, si trova il santuario della Madonna del Soccorso.

Un altro percorso consente di salire più in alto. Raggiunte le baite di Preda si incontra un bivio: a destra si va verso la basilica di S. Benedetto, a sinistra il sentiero, salendo ripido lungo il costone che separa la valle del Premonte da quella del Perlana, raggiunge dapprima le baite di Cassina, poi quelle di Gravona e di Montenuovo, e infine le baite dell'alpe di Boffalora, con l'omonimo rifugio, a quota 1252 metri. Dal Boffalora si scende alle baite di Pra Grasso dove si incontra la strada, risalente alla prima guerra mondiale, che raggiunge l'alpe di Ossuccio per poi attraversare la testata della Val Perlana; dopo le baite della bocchetta di Lenno si pur salire alla vetta del Monte Galbiga oppure raggiungere la bocchetta di Galbiga, dove sorge il rifugio Venini-Cornelio. Da qui si continua per la bocchetta dell'Alpetto, la cima del Monte di Tremezzo, la bocchetta di Tremezzo dov'è un gruppo di baite, completando il percorso fino alla successiva vetta del Monte Crocione, uno dei più appaganti belvedere sull'intero lago di Como.

Scheda

Come arrivarci. Oltre naturalmente all'abbazia di S. Benedetto, alle cappelle del Sacro Monte di Ossuccio, al santuario della Madonna del Soccorso, sono da visitare le chiese romaniche di S. Giacomo a Spurano, di Santa Maria Maddalena a Ospedaletto e di S.Andrea a Casanova.

Il percorso. L'intero anello - Ossuccio-abbazia S. Benedetto-convento dell'Ascquafredda-Ossuccio, o in senso contrario - non presenta alcuna difficoltà e pur essere agevolmente compiuto in un tempo compreso tra le tre e le quattro ore; l'itinerario è sempre ben segnalato. Si pur utilizzare anche la Carta Kompass, foglio n. 91 Lego di Como-Lago di Lugano;

Numeri utili. Municipio di Ossuccio 0344.55277; rifugio alpino Boffalora 0344.56486; trattoria Santuario del Soccorso 0344.55419; Parrocchia di Isola di Ossuccio 0344.55143; Associazione Amici di San Benedetto

APPUNTI DI VIAGGIO - BICICLETTATA A BRESCIA 12 OTTOBRE 2008

Questa volta la gita puntava all'utilizzo della bici e l'attraversamento di alcuni paesi della Franciacorta.Poi la cosa è andata un po' diversamente.Allora, giornata stupenda, caldo e sole tutto il giorno, più che una domenica di ottobre sembrava settembre.Comunque veniamo ai fatti, appuntamento alle macchinette gialle della Stazione di Porta Garibaldi, il libanese pacca clamorosamente e la Sabrina questa domenica non poteva.Quindi ci troviamo Stefano, new entry, ed il dorico e prendiamo il treno in perfetto orario mentre Ciccio si aggrega a Lambrate.Il dorico ha portato la sua bici da corsa, lasciando per questa volta la rossa a casa, ed ahimè, commette un errore madornale nell'abbigliamento, infatti sfodera un completo invernale da temperature dicembrine, mannaggia!


A Brescia saltiamo giù dal treno ed iniziano i problemi, infatti ci dovrebbe essere una pista ciclabile che porta al lago d'Iseo, ma nessuno la conosce. Chiediamo ad una coppia di vecchietti che ci indicano una strada ed in effetti dopo poco si materializza una ciclabile che percorriamo tranquillamente; poi l'errore, chiediamo ad un giovane la strada e questi ci da una indicazione , che scopriremo errata troppo tardi. Alla fine, dopo diversi giri e percorsi in strade trafficate, arriviamo a Rodengo Saiano, dove sorge un'abbazia di monaci Olivetani. La visita la dobbiamo rimandare al ritorno, i monaci si alzano e mangiano presto.Proseguiamo e le nostre indicazioni non collimano con le informazioni che chiediamo ai locali, che più volte ci indicano le tangenziali o le autostrade invece che le ciclabili.

Prostrati da tutto questo decidiamo di seguire la ciclabile verso Paratico che è ben segnata, almeno non dobbiamo rischiare di chiedere a nessuno!

La pista è molto bella, tutta nel verde e solo per pochi tratti in sede stradale, addirittura anche su sterrati e qui il dorico si pente di aver lasciato a casa la rossa, peccato.

Passiamo diversi paesi e costeggiamo delle tenute vinicole dove svettano bei castelli e ville patrizie. Alla fine arriviamo a Clusane Lago d'Iseo, e qui decidiamo di fare sosta, ormai sono le 13:30.
Recuperare un posto in un locale non è cosa semplice, i ristoranti, osterie etc sono tutti pieni, sembra ferragosto, da non credere, alla fine riusciamo a sederci e finalmente si mangia.
Dal nostro posto ci godiamo i presenti che sono tutti vestiti per la festa, c'è anche un vecchietto con un tremendo maglione rosa acceso , sicuramente un regalo di un Natale o festa di compleanno, di notte niente luci di posizione!!!


Passeggiata sul molo e diletto con la musica folk proveniente dal piazzale dove è organizzata la sagra della castagna, le musiche tutte da anni 60,e qui il mio amico Ugo avrebbe fatto un figurone con la sua imitazione di Gianni Minà.

Ormai è tempo di rientrare, ripercorriamo la strada nota ed abbiamo il tempo di visitare Paderno e l'abbazia olivetana, devo dire molto bella, che fa assurgere la gita odierna al rango di uscita culturale.




Adesso via verso Brescia, riusciamo a non perdere la ciclabile fino alle porte della città, poi basta, a quel punto sfrecciamo nel traffico fino ad imboccare il viale della Stazione e finalmente raggiungiamo il fatidico marciapiede per salire sul treno.
Da qui nulla da segnalare, tranne che ci facciamo tutto il viaggio in piedi, non c'era posta nemmeno per uno spillo.
Bene, e con questo alla prossima!!!
Dimenticavo, Mario ha dovuto passare la mano per impegni familiari.

GITA IN BICI - DOMENICA 12 OTTOBRE 2008

CHI C'E' C'E'

Gita in bicicletta.

Ritrovo h 08:50
Biglietteria,macchinette gialle
Stazione Porta Garibaldi Milano
Treno
Andata h 09:10 Destinazione Brescia
Percorso:
Mutuato dal sito
http://www.bresciainbici.it/visualizza_itinerario.php?id_itinerario=52
Pranzo
Vediamo al momento
ciaoooooooooo


NOTE: Visita alla città di Brescia, all'Abbazia Olivetana di Rodengo Saiano, e se riusciamo, cantine.
METEO:
BOLLETTINO METEOROLOGICO PER LA LOMBARDIA
EMESSO VENERDÌ 10 OTTOBRE 2008 ALLE ORE 12
PREVISIONE PER DOMENICA 12 OTTOBRE 2008
Stato del cielo: fino al primo mattino poco nuvoloso ma con possibili isolati annuvolamenti per nubi basse. Poi ovunque poco nuvoloso con temporanei passaggi di nubi alte e sottili da ovest verso est, in particolare nel pomeriggio
Precipitazioni: assenti.
Temperature: minime in lieve calo, massime stazionarie. In pianura minime intorno a 10 °C, massime intorno a 22 °C.
Zero termico: intorno a 3900 metri.
Venti: deboli o temporaneamente moderati occidentali.
Altri fenomeni: fino al primo mattino banchi di nebbia o foschie in pianura

DUE NOTE SULLA GITA IN VALSOLDA 05 OTTOBRE 2008

Con ritardo mi accingo alla stesura di queste scarne note sull'ultima uscita dei ragazzi di Curiosandi. A dire il vero, il nostro chansonnier ufficiaòle, Mario, questa volta ha comunicato di non poter stendere gli appunti , e così, mi cimento in questo appuntamento.

Bene, dopo un breve scambio di mail tra Salvo, Mario ed il sottoscritto si decide di aggredire la grotta dell'orso in Valsolda. La giornata è stupenda, cielo terso e visibiltà verso infinito, era ora, dopo tutte quelle uscite dove siamo riusciti a vedere solo la punta del nostro naso.
La partenza prevede il solito schema, e con diligenza da buon padre di famiglia Mario imbocca l'autostrada per Como, poi Strada Regina e valico verso Porlezza, finalmente arriviamo a Dasio.
Lungo il tragitto presso il lago, troviamo numerosi gruppi di ciclisti, sono scattanti e tutti intabarrati, infatti la temperatura per ora ancora non è mite.
Chiudo la parentesi e riprendo la descrizione del percorso Trek.
Parcheggiamo la macchina e partiamo, il sentiero attraversa il paese e chiaramente la strada è intitolata a Giuseppe Garibaldi, che dire.Quando le strade si chiamavano Via Roma, i Corsi Vittorio Veneto, i Viali della Vittoria e le Piazze Trento e Trieste.
Usciamo dal paese e saliamo con calma verso le retrostanti montagne, i panorami sono stupendi e mozzafiato.
Chiaramente, ad un certo punto sbagliamo strada, come nella più classica delle tradizioni e ci tocca ritornare sui nostri passi.
Arrivati all'alpe Mapel, il dorico chiede il time out e si sistema presso la fontana per consumare il pasto, le alici marinate non le aveva portate, mentre i ragazzi proseguono verso la meta della gita, la tana dell'orso.


Le truppe si ricongiungono e dopo un meritato riposo sotto il sole riprendiamo la strada del ritorno.
Alla macchina decidiamo rientrare dalla Svizzera, questa volta Salvo ha la carta d'identità e quindi facciamo rotta su Lugano.

Breve sosta dowtown Lugano dove troviamo una festa con bancarelle annesse e connesse.



Con Mario abbiamo l'opportunità di degustare un merlot-bianco del mendrisiotto, devo dire di buon costrutto.
La giornata volge al termine, bella lunga, riprendiamo la cantonale e ci rechiamo a Chiasso e poi via in autostrda verso Milano.

Dimenticavo, Ciccio, alle prime rampe del percosro Trek, perde il cappello, che viene ritrovato da un gruppo di gitanti e messo in bella vista su di un cartello del Parco Regionale, insomma, Ciccio continua ad avere la testa sulle nuvole, sarà proprio innamorato.Ciauz

ORCHIDEE CHE PASSIONE

Ciao, di seguito le foto delle orchidee acquistate sabato scorso, 20081004 per chi legge, e delle tre che da qualche tempo sto curando.


Le orchidee sono Giorgina


Martina



e le mie tre, nell'ordine:Mafalda, Emma e Ramona.







Due note per la loro cura.Luogo luminoso e possibilmente umido, va benissimo il bagno o la cucina.
Annaffiare una volta la settimana per immersione, almeno 10', oppure sotto un filo d'acqua sotto il rubinetto, anche qui per almeno 10'.
Concimare una volta al mese.
Mi raccomando, quando i fiori cadono, non tagliare il gambo, dai nodi la pianta ricaccerà altri fiori.
Le fioriture sono due all'anno, da novembre a gennaio, e da aprile a settembre.

TEMPO DI CUCINA

Di seguito la descrizione dei piatti preparati.


Figura 1 Panoramica Piatti

ANTIPASTO
Alici MarinateTipico piatto freddo molto gustoso ed adatto come piatto di entrata. Mi raccomando le alici freschissime!
Ingredienti:
Alici, aceto di vino bianco, olio extravergine di oliva, sale, aglio, prezzemoloA piacere un piccolo peperoncino.
Preparazione:
Diliscare le alici ed aprirle a libro, lavarle e far scolare l’acqua.Lasciare le alici in un piatto fondo a bagno nell’aceto. In linea di massima dalle quattro alle otto ore.Lavare accuratamente le alici, per eliminare il più possibile l’aceto.Successivamente disporre in un piatto le alici in bella vista. Sminuzzare l’aglio ed il peperoncino, salare secondo gusto e poi spolverare con prezzemolo fresco.Lasciar riposare per quattro ore in frigorifero.


Figura 2 Alici Marinate

PRIMI PIATTI
Spaghetti con le AliciGli spaghetti sono il piatto forte per le varie cucine di pesce, mi raccomando il numero 5, ed ho detto tutto!
Ingredienti:
Alici, pomodori San Marzano, prezzemolo, sale, spaghetti, nr 5, aglio, alici salate pulite e diliscate, pan grattato, sale, peperoncino
Preparazione:
Pulire le alici delle lische.Mettere in un pentolino l’olio e successivamente l’aglio.Quando l’aglio si colora mettere il peperoncino e le alici, sia quelle fresche che una salata sminuzzata.Dopo pochi minuti mettere i pomodori, salare ed aggiungere il peperoncino.Nel contempo mettete a bollire l’acqua per gli spaghetti, numero 5 mi raccomando.Scolata la pasta saltarla col sugo e spolverarla con del pan grattato.Direttamente nei piatti di portata una spolverata di prezzemolo.



Figura 3 Spaghetti con le Alici

SECONDIDI .
Filetti di sgombro burro e salvia
Piatto molto veloce e di semplice fattura. La stessa preparazione può essere effettuata anche con altri filetti di pesce, tipo trote etc.
Ingredienti:
Sgombri, burro, salvia, sale
Preparazione:
Sfilettare il pesce con apposito coltello. Vedi Figura 4 Filetti di sgombro


Figura 4 Filetti di sgombro

Successivamente, in una padella pre riscaldata, mettere una noce di burro, i filetti del pesce e la salvia.Far cuocere per ca 5 minuti per lato, regolarsi anche secondo la grandezza del filetto.Salare e disporre su piatto di portata.


Figura 5 Filetti burro e salvia

Sgombri al forno con le olive
Piatto non troppo complicato, non fatevi spaventare è molto semplice da eseguire e di ottimo effetto coreografico. Come tutti i piatti con base il pesce sgombro, il gusto risulta un po’ deciso, ma non vi preoccupate, molto gustoso.
Ingredienti:
Sgombri, capperi, alloro, salvia, rosmarino, capperi, olive nere, pomodori pachino, sale, peperoncino, cipolla, olio extravergine di oliva
Preparazione:
Tagliare finemente la cipolla e farla appassire nella teglia precedentemente irrorata con l’olio.Disporre nella pancia del pesce le varie erbe aromatiche.Una volta che la cipolla è appassita, adagiare nella teglia il pesce e cospargerlo con le olive, i capperi , il peperoncino tagliato a pezzetti ed i pomodori pachino. Salare secondo gusto, comunque ricordarsi che ci sono i capperi..Salare e mettere al forno pre-riscaldato a 200 ° per 25 minuti circa.Nel piatto di portata , a piacere, si può anche guarnire con del prezzemolo fresco.

Figura 6 Sgombri al forno con olive

BUON APPETITO!

SI FA PRESTO A DIRE APPUNTI - 28 SETTEMBRE 2008

Questa volta Mario ci ha preso, le previsioni davano bel tempo e bel tempo è stato.
Organizzazione semplice e dell'ultimo momento, per i partecipanti e per le caratteristiche
della gita ci ha già pensato Manfred nell'apposito articolo:
http://www.curiosandi.com/2008/09/28-settembre-2008-spider-canio-sullalpe.html
a me non resta altro che riportare alcune note di colore.

L'INSUBRICO AVEVA RAGIONE
Il nostro percorso è segnalato di tipologia EE, Escursionisti Esperti, ed infatti abbiamo
incontrato diversi tratti attrezzati con catene e numerosi passaggi insidiosi.Bene, all'inizio del sentiero, abbiamo incontrato anche un bambino delle scuole medie col padre, che si cimentavano nel percorso. Come dice l'Insubrico, i bambini del nord all'asilo percorrono il sentiero per Civate, alle elementari il sentiero del viandante e poi alle medie gli altri.Una cosa strana, abbiano notato l'assenza della madre del bambino, a nostro avviso doveva essere di sotto il Po, ed il padre cercava di inculcare nel figlio i bacilli nordici!!!

LA CAMPESTRE
Nel primo tratto, quello più tranquillo, abbiamo avuto l acompagnia di un gruppo di podisti
che partecipavano ad una corsa campestre/montana con partenza da Mandello del Lario, abbiamo sperato di vedere comparire all'improvviso Mauri, ma per nostra delusione non l'abbiamo visto.

CASCATA DI ERA
Foto ricordo con il sirenetto adagiato sullo scoglio alla base della tripartita cascata di
Era.Ed ho detto tutto.

L'OSTE
Rifugio presso la Chiesa di Santa Mara in Olcio, gestito da un oste nordico al 100%, ci
parlava in stretto dialetto della valle, Manfred sostiene di averlo compreso alla
perfezione, non ho dubbi, io non ho capito nulla, solo che aveva degli amici burloni e che
il suo mestiere lo sa fare, il bianco era un trebbiano d'abruzzo, ma almeno un cortese non
si poteva avere???



LA PALESTRA DI ROCCIA
Nel percorso abbiamo trovato una parete rocciosa attrezzata con delle catene. Ciccio ha
voluto a tutti i costi essere immortalato nella salita, ed il sottoscritto ha effettuato una ripresa filmata. la cosa mi insospettisce, ci deve esser qualcosa sotto, di solito dietro
queste manifestazioni di prestanza fisica, si nasconde sempre una donna.Poi vedremo.


L'UOMO BIONICO
Devo essere sincero ci è mancato, nei passi più impegnativi, che noi tre abbiamo affrontato stringendo le catene con entrambe le mani, lui li avrebbe fatti trattenendo la catena con i denti e suonando il Bodhrán con le mani.Questi nordici!


LEGENDA:
Gradi di difficoltà dell'escursionismo
EE = Escursionisti Esperti -
sono intinerari generalmente segnalati ma conqualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba,misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggirocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendopercorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dall'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.

Gli Strumenti Musicali della Cultura Celtica
Il Bodhrán
Tradizionale strumento a percussione suonato battendo a ritmo la pelle con le dita. Di solito il bodràn è fatto con pelle di capra

Le escursioni sulle Grigne
L'itinerario
http://www.aptlecco.it/escursioni/grigne/mandello.html

Il vino
Trebbiano d'Abruzzo

La Denominazione di Origine Controllata “Trebbiano d'Abruzzo” è riservata al vino bianco, che risponde alle condizioni e ai requisiti del disciplinare di produzione. Il vino deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai vitigni Trebbiano d'Abruzzo e/o Toscano (possono concorrere altre uve a bacca bianca autorizzati fino ad un massimo del 15%).
Le uve destinate alla produzione del DOC devono essere prodotte nel territorio Abruzzese, vigneti ubicati in terreni collinari o di altopiano la cui altitudine non sia superiore ai 500 metri s.l.m. (fatta eccezione per alcune zone ai 600 metri). I sesti d'impianto, le forme di allevamento e i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati o comunque atti a non modificare le caratteristiche dell'uva e del vino, è vietata ogni forma di forzatura. La resa massima di uva ammessa alla produzione del Trebbiano d'Abruzzo non deve essere superiore a 140 q.li per ettaro di vigneto, mentre la resa massima dell'uva in vino non deve essere superiore al 70%. Le operazioni di vinificazione devono essere effettuate nell'interno della zona di produzione, il vino ottenuto non può essere immesso al consumo prima del 1° Gennaio successivo all'annata di produzione delle uve. Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 10%.


CARATTERISTICHE DEL VINO

Colore: paglierino.Odore: vinoso, gradevole, delicatamente profumato.Sapore: asciutto, sapido, vellutato, armonico.Titolo alcolometrico totale minimo: 11%.





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