Si sale da
Ossuccio, minuscolo paese che si affaccia sul lago, impreziosito dalla
chiesa romanica di San Giacomo, nel nucleo di
Spurano, dal caratteristico campanile a vela e da un ciclo che risalgono al Mille. Un'altra attrattiva è costituita dalla chiesetta di
Santa Maria, a
Ospedaletto, dall'intatta architettura romanica, il cui snello campanile è sormontato dalla curiosa cella campanaria gotica, che è un po' il simbolo della Tremezzina. Un luogo che fin dal Seicento è divenuto un ambiente ideale per risiedere nel verde, in un clima mitigato dalla presenza del lago. È un’ampia via acciottolata quella che da Ossuccio sale al santuario della
Madonna del Soccorso. Dopo il primo gruppo di cappelle, una deviazione conduce ad un'altra chiesa romanica, dedicata a Sant'Agata. Il santuario sorge al culmine della salita. Venne costruito nel '500 su un precedente edificio di culto, che sarebbe sorto a sua volta, secondo una tradizione diffusa un po' in tutto il Lario, sul posto di un tempio dedicato alla dea Cerere al quale fa cenno, in una sua lettera, Plinio il Giovane.Una ripida mulattiera, che parte dal piazzale del Santuario della Madonna del Soccorso, conduce nella Val Perlana. Spettacolare è il profondissimo solco - l'Orrido del Tufo - che il torrente ha tagliato nel monte alle spalle del santuario. Il percorso si snoda dentro un bosco fittissimo, che si è esteso ancora di più dopo che i prati sono stati abbandonati. Si superano le baite di
Preda, quindi, mentre l'itinerario si fa più dolce rispetto al primo tratto, quelle di
Garubio e di
Pelenden le cui rovine mostrano tracce di strutture antiche quanto la millenaria basilica, della quale costituivano dipendenze. Si attraversa il torrente e, sempre per il bosco, eccoci infine al complesso romanico di
S. Benedetto al Monte Oltirone, toponimo già documentato nel 1083 come antico nome del Monte Calbiga. È merito della sua posizione geografica, lontano da ogni strada e raggiungibile unicamente dopo un lungo cammino, se questo insigne monumento dell'architettura comacina del secolo XI è giunto a noi pressoché integro, almeno per quanto concerne l'edificio della chiesa; non altrettanto è avvenuto invece per l'adiacente convento. L'abbazia di S.Benedetto si trova infatti in posizione assai isolata nella Val Perlana, che per i fianchi ripidi e il carattere torrentizio del corso d'acqua che le dà il nome non si è mai prestata a ospitare insediamenti di rilievo, mantenendo un aspetto selvaggio. Se ne accorsero i monaci, che dopo circa tre secoli scesero a valle; lo stesso è avvenuto quando, in anni a noi vicinissimi, cercarono di ricostituirvi una piccola comunità. L'abbazia alla cui amorevole conservazione ha provveduto, a partire dalla metà del Novecento, l'indimenticata figura di
fra Ginepro con l'aiuto dell'Associazione Amici di San Benedetto sorse nello spirito della riforma cluniacense. I caratteri stilistici di S. Benedetto mostrano il richiamo all'essenzialità e alla sobrietà. La costruzione è certamente anteriore al 1083, anno del primo documento che ne certifica l'esistenza. L'abbazia venne abbandonata dai monaci nel 1298 per trasferirsi a Sala Comacina, sulla strada che costeggia il lago e che offriva migliori condizioni di vita e di sicurezza. Si raggiunge quindi l'antico nucleo di
Molgisio, dal quale si ammirano le
cascate del Perlana che precipitano nei pressi del nucleo di
Mulino. Come indica il toponimo, era la sede di mulini che venivano azionati dalle acque del torrente, oltre che di officine dove lavoravano fabbri famosi in tutto il bacino del lago per la loro abilità nel ferro battuto. Da Molgisio si sale quindi
all'abbazia dell'Acquafredda, dal cui piazzale si gode una splendida vista su tutto il golfo di Lenno, dominando le insenature di Venere e di Diana, separate dal Dosso di Lavedo con la Villa del Balbianello, nonché sull'Isola Comacina. Alla stessa altezza dell'abbazia, sull'altro versante della Val Perlana, si trova il santuario della Madonna del Soccorso.
Un altro percorso consente di salire più in alto. Raggiunte le baite di Preda si incontra un bivio: a destra si va verso la basilica di S. Benedetto, a sinistra il sentiero, salendo ripido lungo il costone che separa la valle del Premonte da quella del Perlana, raggiunge dapprima le baite di Cassina, poi quelle di Gravona e di Montenuovo, e infine le baite dell'alpe di Boffalora, con l'omonimo rifugio, a quota 1252 metri. Dal Boffalora si scende alle baite di Pra Grasso dove si incontra la strada, risalente alla prima guerra mondiale, che raggiunge l'alpe di Ossuccio per poi attraversare la testata della Val Perlana; dopo le baite della bocchetta di Lenno si pur salire alla vetta del Monte Galbiga oppure raggiungere la bocchetta di Galbiga, dove sorge il rifugio Venini-Cornelio. Da qui si continua per la bocchetta dell'Alpetto, la cima del Monte di Tremezzo, la bocchetta di Tremezzo dov'è un gruppo di baite, completando il percorso fino alla successiva vetta del Monte Crocione, uno dei più appaganti belvedere sull'intero lago di Como.
Scheda
Come arrivarci. Oltre naturalmente all'abbazia di S. Benedetto, alle cappelle del Sacro Monte di Ossuccio, al santuario della Madonna del Soccorso, sono da visitare le chiese romaniche di S. Giacomo a Spurano, di Santa Maria Maddalena a Ospedaletto e di S.Andrea a Casanova.
Il percorso. L'intero anello - Ossuccio-abbazia S. Benedetto-convento dell'Ascquafredda-Ossuccio, o in senso contrario - non presenta alcuna difficoltà e pur essere agevolmente compiuto in un tempo compreso tra le tre e le quattro ore; l'itinerario è sempre ben segnalato. Si pur utilizzare anche la Carta Kompass, foglio n. 91 Lego di Como-Lago di Lugano;
Numeri utili. Municipio di Ossuccio 0344.55277; rifugio alpino Boffalora 0344.56486; trattoria Santuario del Soccorso 0344.55419; Parrocchia di Isola di Ossuccio 0344.55143; Associazione Amici di San Benedetto
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